Il messaggio che vuole darci Maurizio Falcocchio è caratterizzato da un sapiente impiego del colore e del suo estro artistico; la sua pittura, originale nell’esecuzione, si caratterizza per l’equilibrio di visione prodotto nelle composizioni; dove campiture nette di colore si giustappongono fra loro a creare giochi creativi legati a indovinati effetti di luce. Maurizio Falcocchio ha iniziato il suo percorso pittorico come artista metafisico, negli ultimi anni ha realizzato opere importanti di grande impatto visivo in cui la “narrazione” estetica è elemento essenziale”.
(F. Minerva)
“Utilizzando canali alternativi d’introspezione analogica, si avvale di uno stile pittorico attraverso il quale riesce a circoscrivere il proprio “io” razionale, puntando sul contatto psichico.
Le sue opere, eteree per immagini e simbologie alchemiche, costituiscono una sequenza di esperienze vissute, di antichi sogni, desideri inconsci.
Personaggi percepiti con lucida analisi nell’intreccio della realtà e rielaborate con fervida fantasia.
Personalità indagante nelle problematiche attuali, arte d’intuito ma messaggio d’intimistica costruzione.”
(Prof. Ginco Portacci)
“Le immagini pittoriche di Maurizio Falcocchio si caratterizzano per le loro originali trame, in cui convivono motivi reali, onirici e simbolici, interpretati da forme elaborate con attenzione a linguaggi espressivi diversi.
L’artista romano privilegia tematiche esistenziali che evocano intensi sentimenti e rivela nel contempo uno spiccato interesse ad ampliare i propri orizzonti creativi, affidandosi alle intuizioni di una fervida fantasia.
Le scelte cromatiche sono sempre perfettamente sintonizzate ai contenuti e ne rafforzano l’espressività anche quando sono limitate a geometriche alternanze di poche tinte o solamente al bianco e nero”.
(R. Perdicaro)
“Una pittura surreale, immaginativa, quella di Maurizio Falcocchio, che esprime l'esistere, i suoi drammi, i suoi desideri con colorazioni che vanno dal giallo all'azzurro e con inserimenti di scacchi bianchi e neri, che possono formare una maschera o un corpo femminile rosso, come in "Pensiero di donna".
Intenso "La leggerezza" , in cui il corpo femminile è iscritto in una bolla di sapone eterea, didascalia di un' immagine. Tutte le opere risultano valide e in ognuna di esse l'artista affronta problemi psicologici e si immerge in profonde interiorità attraverso tonalità scure: energia, materia, luce si sprigionano dai suoi quadri e si avvicinano al'indicibile, al di là della comunicabilità.
Fra nebbia, mare, sentore di vento, quasi in intensa ricerca di assoluto, si apre l'opera "Il mare d'inverno", mentre in "Attrazione degli opposti" scaturisce tutta l'astrazione e la metafisicità che caratterizza Falcocchio, al quale piace anche giuocare a creare particolari collages su films famosi, mentre ovunque denuncia ed esprime l'instabilità umana, caricando la sua pittura di un nucleo emozionale vivo e palpitante in ricerca inesausta del tempo che fugge e della realtà di una vita al di là del tangibile.”
(Dott. Giuseppina Scotti)
L’arte di Maurizio Falcocchio parla di concetti ideali, apparentemente lontani, ma in realtà profondamente radicati nel pensiero e nell’esperienza umani. L’assoluto, l’ignoto, l’unione di finito e infinito, di natura e artificio, sono soltanto alcuni dei temi su cui si concentrano le domande fondamentali sul significato dell’esistenza. Il pittore tenta di affrontare tali questioni con i mezzi dell’arte, senza la pretesa di fornire delle risposte, ma tracciando una cornice intorno ai momenti di un viaggio intimo e interminabile nelle dimensioni del tempo e della memoria, dei desideri e delle passioni primordiali. Valori assoluti, come la bellezza e la libertà, si intrecciano dunque in una ricerca profonda, alla scoperta delle forze misteriose che animano l’universo, dai quattro elementi da cui esso ha avuto origine fino agli attimi in cui si consuma lo scorrere della vita.
Un simile impegno poetico non può che riconoscere il proprio fondamento nell’immagine dell’uomo, collocata il più delle volte in scenari desolati, dove i colori della natura si alternano alle atmosfere cupe di luoghi asettici popolati dai grigi parallelepipedi della metropoli moderna. Nei dipinti di Falcocchio l’essere umano si mostra così in tutta la sua solitudine, piegato su se stesso in un atteggiamento melanconico e riflessivo, intento, talvolta, a esprimere il proprio stato d’animo attraverso le note silenziose di uno strumento musicale.
Alla base permane, tuttavia, il rapporto uomo-natura. L’artista tende a sottolineare implicitamente il contatto persistente dell’individuo con l’ambiente circostante, il dialogo muto, ma evidente, con quel mondo che sembra ospitarlo solo temporaneamente o che forse lo trattiene dalla realizzazione pienamente libera del suo essere. In uno spazio che sembra espandersi senza fine sullo sfondo, prendono misteriosamente vita visioni fantastiche, difficili da inquadrare con i mezzi della ragione, in quanto frutto, piuttosto, dell’immaginazione, proiezioni inconsapevoli dell’inconscio. Il dipinto diviene allora il luogo in cui prendono forma le emozioni umane, un ponte immaginario tra il sè e l’altro da s/egrave o tra l’Es e l’Io. La concentrazione dell’artista sulla sfera più intima dell’uomo pervade la sua intera opera facendo emergere senza maschere i tratti caratteristici dell’animo umano e della sua percezione del mondo.
Nella pittura di Falcocchio la figura umana è realtà simbolica (luogo del simbolico): plasmata come cera dalle mani dell’artista, essa assume le forme più varie al fine di rivelare la sfera intangibile dei sentimenti. Persino l’ambiente naturale si altera in chiave antropomorfa; i frutti e i fiori della terra, gli oggetti inanimati, assumono sembianze umane. Il corpo quindi non è considerato nella sua materialità, ma è inteso come veicolo per esprimere un messaggio alto, che trascende la pura apparenza sensibile. L’immagine dell’uomo è l’elemento significante sul quale l’artista fonda la resa pittorica e la comprensione degli stati d’animo, in un rimando poetico al concetto di natura come specchio del sentire umano.
Proprio alla luce del ruolo centrale che assume la figura umana nella pittura dell’artista romano, la metamorfosi, a cui egli la sottopone in un momento successivo della sua produzione, appare come una vera e propria svolta artistica. Falcocchio cancella la figura, o meglio, la riduce a pura geometria, in un processo di riduzione dell’espressione estetica a pura essenza. Ne costituisce un esempio l’immagine delle anime dei due amanti destinate a non incontrarsi mai, che assumono ora la forma di due sfere perfette posate su blocchi incomunicabili. Le stesse figure che prima osservavamo rannicchiate sotto una finestra o che ci rivolgevano le spalle nel loro cammino verso mete misteriose, gli stessi fiori e le nuvole, si spogliano quindi delle loro sembianze esteriori, per rivelarsi finalmente nella loro vera essenza di simboli ideali ed eterei dell’agire umano, rivolto a una ricerca infinita di senso. La medesima ricerca che l’artista riporta nelle sue opere e lo conduce, nella serie intitolata “surreale minimalista”, a invadere senza esitazione le sfere più alte dell’empireo e un tempo prossimo alla fine estrema che ci vedrà tutti dannati o beati. Questa sorta di percorso di sopraelevazione si traduce nello stile di Falcocchio in una riduzione, per l’appunto “minimalista”, delle forme a livello sia compositivo sia cromatico, attraverso la quale l’artista riesce a portare avanti un’indagine mai superficiale sulle stratificazioni dell’animo umano. Se alcuni soggetti già affrontati in passato ritornano tramutati nel nuovo linguaggio artistico (da Ventre materno, a Solitudine Metropolitana), lo stesso processo di semplificazione formale è sperimentato persino sui temi tradizionali del mito e dell’iconografia sacra, cosicchè, per esempio, vediamo Giuda trasformarsi in una sfera rossa tra le altre dodici di colore bianco nell’Ultima Cena.
In fin dei conti Falcocchio dimostra di concepire l’arte come un mezzo privilegiato per indagare la vera natura delle cose, per andare al di là delle apparenze e scoprire senza remore nè pregiudizi cosa si nasconde dietro il visibile. Un simile atteggiamento spiega il forte legame con la poetica simbolista di fine Ottocento e, ancor più, con i maestri surrealisti e con Giorgio De Chirico.
In particolare, l’influenza del simbolismo ottocentesco appare chiara nelle prime serie di opere fino a quando l’atmosfera misteriosa ed “esoterica” non lascia spazio a un più inquietante senso di sospensione “metafisica”, complice gli scenari surreali e l’atmosfera immobile e silenziosa, quasi d’attesa, delle opere successive. Il rimando al surrealismo e alla metafisica si fa esplicito nella ripresa puntuale di alcuni capolavori, come La persistenza della memoria di Dalì, e nelle composizioni evocative delle silenziose Piazze d’Italia dechirichiane, ma una matrice surrealista emerge anche nella deformazione fantastica delle figure, tramutate in alberi davanti ai nostri occhi. Del resto, la metamorfosi non costituisce soltanto uno dei temi più ricorrenti nei dipinti di Falcocchio, ma in un certo senso è il termine in cui si potrebbe riassumere la sua intera opera.
Il concetto di metamorfosi rimanda infatti al suo personale percorso stilistico e all’approccio nei confronti dell’arte del passato, nonchè all’eredità del pensiero surrealista e al tentativo di comunicare un nuovo ordine delle cose. Ancor più delle citazioni di immagini note della storia dell’arte e della cultura moderna (tra cui spicca l’operaio Chaplin, incastrato nella catena di montaggio, in un’immagine storica di Tempi Moderni), a caratterizzare l’opera di Maurizio Falcocchio è la chiara volontà di riprendere le fila del discorso introdotto da coloro che prima di lui hanno tentato di offrirci un’immagine nuova della realtà attraverso ci&ò che si situa oltre di essa, surreale o metafisica che sia. L’arte si definisce infine in uno spazio autonomo e a se stante, ma continua a insegnarci che ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
(S. Scaldaferri)
Maurizio Falcocchio si avvicina al mondo dell’arte per una propria esigenza di evasione, per carpire e preservare quella parte di sé che parla del profilo buio di ciò che interviene nella stranezza dell’ego. Nelle sue opere, accenni metafisici, oggetti quotidiani e miti inquieti, sono il frutto della forza e del coraggio introspettivo, che contrappone l’ansia alla serenità in momenti diversi.
L’Eros maiestatis, evocato e ritratto più volte tra l’insulto del corpo e la seduzione della figura in superficie, è nella scrittura che riduce la sua pittura all’essenza, pittura che toglie il particolare inutile lasciando il messaggio nel monocromo della composizione.
L’artista romano, dipinge il ritratto reale o somigliante, di città come Sodoma e Gomorra, dove aleggia il fantasma di Kierkegaard, nella distanza fra uomo e Dio, nel possesso di cose terrene che una volta raggiunte non lasciano il piacere immaginato.
Maurizio Falcocchio è in compagnia delle sue e delle nostre contraddizioni, poeta di se stesso, censore di allucinazioni necessarie per superare la presenza dell’ultimo Re: l’Edonismo.
(Massimo Mondaini)